Combatti il caldo estivo con questo cocktail che ricorda i ghiacciai: la ricetta è da brividi

Per sopportare le temperature di agosto non c’è niente di meglio di un ghiacciaio…nel bicchiere. Un cocktail semplice e dissetante dal nome che evoca il gelo.

Tra i drink più amati in estate per sopportare l’afa a e il caldo africano ce n’è uno dal nome suggestivo che esiste da più di un secolo. Viene servito con ghiaccio è perfetto come aperitivo per le sere di agosto dato. Come promette il suo nome è una ventata di freddo siderale e può essere considerato un “cugino” del Martini in quanto contiene anch’esso è a base di gin.

Preparare il cocktail Alaska
Questo drink è fresco, non troppo forte e prevede diverse varianti per la sua preparazione. (intaste.it)

La prima caratteristica che salta agli occhi quando ci si vede servire un Alaska è il suo colore, una sottile sfumatura giallo dorato. Lo stato da cui prende il nome non a caso possedeva diversi giacimenti aurei e qui la corsa all’oro infatti fu accanita e serrata. I primi furono scoperti alla fine dell’800 e il drink nacque circa vent’anni dopo, intorno al 1913.

La prima ricetta fu infatti trovata in un manuale da barman a cura di Jacques Straub pubblicato quell’anno. Negli anni il cocktail ha subito diverse variazioni, anche perché non avendo un’origine certa molti hanno voluto dare la propria interpretazione dell’Alaska.

Qual è la ricetta per preparare un Alaska

La versione del 1913 risultava già diversa nel 1930 in quanto in un altro manuale il gin utilizzato non era più L’Old Tom ma il London Dry. La preparazione più accreditata ad oggi risulta quella del 1958, scritta da David Embury.

Cocktail dorato
L’Alaska combina un liquore dolce con un gin fal sapore secco. (intaste.it)

Seguendo la ricetta di Embury per il cocktail occorre del liquore Chartreuse Jaune, dolce e base di spezie, erbe e miele. Possiede un colore giallo dovuto alla presenza di zafferano e viene fatto invecchiare tre anni in botte prima di venire commercializzato. Nell’Alaska si mescola una parte di Chartreuse Jaune con cinque o sei di Dry Gin, e va servito in un bicchiere o coppa fresca di frigo. Per guarnirlo bastano una fettina di limone e una foglia di menta.

Una leggera variante di questa ricetta fu introdotta nel 1962 e prevedeva una piccola aggiunta al cocktail. Manteneva il rapporto di 1:6 fra il Chartreuse Jaune e il Dry Gin, ma aggiungeva all’Alaska una parte di sherry, un vino liquoroso molto apprezzato in Inghilterra che però ne aumenta la gradazione alcolica. Qualcuno preferisce invece optare per l’aggiunta dell’Angostura Orange Bitters.