E’ possibile e soprattutto sano e non rischioso consumare cibi che riportano sull’etichetta una data di scadenza già superata? Scopriamolo insieme.
Quante volte ci é capitato di accingerci a preparare il nostro pranzo o la nostra cena, dirigerci quindi verso il nostro frigo e poi, aprendolo, scoprire che l’ingrediente che intendevamo usare è ormai scaduto? Se consideriamo le statistiche, questa evenienza occorre sempre più frequentemente e diffusamente, complice l’abitudine degli italiani di fare scorte che rischiano di non venire consumate entro i tempi di scadenza riportati nelle etichette.
Abitudine che, tra le altre controindicazioni, conduce anche ad un aumento significativo di spreco di cibo: già perché solitamente, quando accade di notare un alimento scaduto, la tendenza prevalente è quella di buttarlo subito via, per non rischiare contaminazioni o indigestioni indesiderate.
Ma le bevande e gli alimenti scaduti sono proprio tutti da buttare? Superata la loro data di scadenza, risultano effettivamente tutti potenzialmente assai nocivi per la nostra salute? Oppure ci sono delle eccezioni, anche in base al periodo di tempo intercorso dalla data di scadenza, se breve oppure lungo? Ebbene sì: le eccezioni ci sono. Ovviamente da considerare ciascuna con cognizione di causa e buon senso, meglio ancora se supportati dai consigli di professionisti esperti. Vediamo quali sono e come comportarsi con alcuni alimenti scaduti ma ancora commestibili.
Alimenti e bevande scadute: quali si possono ancora mangiare ed entro quanto tempo restano commestibili
Partiamo da un dettaglio di cui, per quanto sia da sempre davanti ai nostri occhi, è assai probabile che molti di noi non si siano mai accorti. Riguardo la scadenza, non tutte le etichette riportano la stessa dicitura: alcune infatti indicano “Da consumarsi entro” ed altre “Da consumarsi preferibilmente entro”. Ci avevate mai fatto caso?
Ebbene, tra le due diciture la differenza c’è: quelle che recano l’avverbio “preferibilmente” ci indicano che rispetto alla data riportata abbiamo un leggero margine di tolleranza. Solitamente riguardano i cibi secchi o privi d’acqua o, ancora, cibi a lunga conservazione, come pasta, riso, cereali, biscotti e prodotti in scatola. In questi casi, pur sempre premurandoci di verificare che le confezioni siano ancora in buono stato quando le apriamo, in modo da essere sicuri che non sia entrata aria e che i cibi non siano stati compromessi, possiamo non affrettarci a buttarli.
Se sono passati pochi giorni e “ci convincono” anche all’olfatto, alla vista e al tatto, ovvero se non emanano cattivi odori, se non mostrano anomalie e se la loro consistenza è rimasta invariata, allora possiamo ancora mangiarli in tranquillità.
Senz’altro è comunque essenziale la misura ed il buon senso, come d’altronde vale in tutte le cose. Se avessimo il benché minimo dubbio riguardo alla salubrità di un cibo scaduto, allora la strada è una sola ed è più che giustificata per non incorrere in infezioni o contaminazioni: quella verso il cestino.