Alessia Marcuzzi a Napoli scopre la pizza col limone: “Chi l’avrebbe detto?”, tutti gli ingredienti

La pizza è un piatto da esploratori. E’ una prelibatezza indiavolata, che ha sempre voglia di cambiare ingredienti e non sta mai ferma.

Pomodoro e mozzarella, certo. Ma perché fermarsi alle colonne d’Ercole imposte dalla piazza Margherita? Per capire l’anima della pizza bisogna essere audaci, golosi, affamati ma con un palato curioso. E’ questo che i cuochi migliori si aspettano da noi: la temerarietà. La pizza ha varcato ogni confine e ha sciolto i legami con qualunque abitudine. La si trova in ogni angolo del pianeta ed è sempre diversa. E chissà in futuro che cosa troveranno gli astronauti in visita su altri pianeti.

Pizza al limone
Altro che margherita: ecco la pizza che ha assaggiato.Alessia Marcuzzi -intaste.it

Che cosa ci fa un limone sopra la pizza? Alessia Marcuzzi è solo l’ultima a meravigliarsi della capacità di radicale metamorfosi che ha il piatto napoletano. Si può fare anche con il limone, e i cuochi della pizzeria “Da Concettina ai Tre Santi” lo hanno dimostrato alla bella showgirl. Senza pomodoro insomma si può. Napoli è la città delle sorprese, dell’adattamento, dell’arte di arrangiarsi. E la pizza si arrangia alla grande in tutto il mondo.

Pizza, un piatto per temerari sperimentatori

Se la ricetta fosse rigorosamente tutelata dalla legge con uno dei vari marchi previsti dall’Unione europea e dall’Italia, l’inventiva napoletana sarebbe paralizzata. Le varianti sarebbero vietate. Ma non è così. Allora bisogna essere aperti alle stranezze più impensabili. La pizza si può fare senza pomodoro, eccome. Sopra l’impasto, appositamente più leggero del solito, si gratta la scorza del limone, napoletano della costiera anche lui.

Ma non si può addentare subito, come erroneamente credeva la bella Alessia. Ci vuole il prezzemolo, per dare una sfumatura in più. Quindi il cameriere la ferma. Ora c’è tutto: mozzarella, pepe, impasto, prezzemolo e limone. E la showgirl resta meravigliata. «Chi l’avrebbe detto?» ha subito esclamato, ritrovandosi a tu per tu con un limone che osa andare a baciare una pizza?

C’è tuttavia posto per i puristi, anzi. L’Unione europea, su richiesta dell’Italia, ha emesso il Regolamento di esecuzione 2022/2313. Quindi anche la pizza ha i suoi avvocati, i suoi giudici e i suoi tribunali. Per il simbolo della napoletanità culinaria è stato creato un acronimo: Stg. Che significa Specialità tradizionale garantita. Garantita ma, dettaglio fondamentale, senza vietare le altre.

Il regolamento europeo c’è, ma non vieta la fantasia

Solo chi rispetta il regolamento ufficiale, può usare la dicitura “Pizza Napoletana” nel menù. Per le scorribande gastronomiche più folli, e anche più spettacolari, è però sufficiente cambiare l’aggettivo. Non si potrà più chiamare “pizza napoletana” qualunque invenzione, per quanto ispirata sia. Ma pizza sì, il nome resta disponibile. I buongustai più arditi, dunque, sono salvi. Dovranno solo evitare l’ormai sacra dicitura partenopea.

Alessia Marcuzzi scopre pizza col limone Napoli
Alessia Marcuzzi addenta la pizza al limone – intaste.it credits Youtube @onemediavideoshorts

D’altra parte, si può realmente credere di poter fermare la forza creativa della pizza? La si vede su tutti i social. L’addentano, mordendo con gusto, modelle in perfetta forma nelle circostanze più impensabili. Pizza è un sinonimo di immaginazione.

E’ indiana, con verdure saltate e speziate assieme alla mozzarella. Oppure greca, con carne gyro (di maiale), olive, cipolle e tanta feta. Giapponese, con il sushi. C’è la pizza all’ananas, alla nutella, all’aragosta, c’è la variante con cozze, vongole e pecorino. E’ francese, di gran lusso, con scaglie d’oro, foie gras, tartufi a scaglie e caviale. O semplicemente, classicamente, napoletana.